Chiavari, centro commerciale del Tigullio, è il secondo comune più popoloso del comprensorio e la terza città per numero di abitanti del territorio metropolitano dopo Genova e Rapallo.
Se si considera la sua area urbana, Chiavari è la nona città della regione, preceduta dai capoluoghi oltre che da Sarzana, Sanremo, Ventimiglia e Rapallo.
La città si affaccia sul mar Ligure della Riviera di Levante, posizionandosi geograficamente al centro del Golfo del Tigullio, ad est di Genova e il nucleo urbano è situato alla destra del fiume Entella, che qui sfocia al termine della piana alluvionale, dividendo ad est la città dall’attigua Lavagna; la città è inoltre attraversata dal torrente Rupinaro nella zona più occidentale.
Il centro storico chiavarese può essere considerato una delle zone meglio conservate e preservate dell’intero comprensorio del Tigullio. La sua struttura urbana e architettonica è infatti molto diversa dagli altri comuni rivieraschi, soprattutto per la numerosa presenza dei portici medievali lungo la via principale del nucleo storico – il Caruggio Dritto (via Martiri della Liberazione e via Vittorio Veneto), simbolo per eccellenza del ceto borghese dalla seconda meta del XIV secolo.
In passato, qui si concentravano le attività legate alla produzione artigianale e “di bottega”, ma anche in epoca più moderna e contemporanea mantiene una destinazione commerciale. Una maggiore rivalutazione dell’area si ebbe con la pedonalizzazione, dagli anni novanta del Novecento, della via principale e di alcune vie laterali, che lo hanno reso di fatto un pregiato “salotto pedonale”. La sua struttura ricalca l’antica “Cittadella”, cuore dell’antico borgo medievale chiavarese, con i pregiati palazzi decorati nel classico stile genovese.
Verso l’entroterra del territorio comunale si sviluppano i quartieri: Sanpierdicanne, Ri e Caperana costituiti, oltre che da unità densamente abitative, anche da realtà artigianali e produttive. Sulle prime colline sorgono i nuclei (frazioni) di Campodonico, Maxena, Sanguineto e Sant’Andrea di Rovereto.
Nel corso dell’Ottocento e Novecento, Chiavari subì un forte fenomeno di emigrazione, maggiore nell’entroterra della val Fontanabuona, che spinse numerose famiglie in America Latina; per facilitare gli scambi tra le famiglie chiavaresi e quelle emigrate fu aperto a Chiavari il consolato del Perù, oggi soppresso. Ancora oggi molte famiglie originarie della cittadina costiera e della valle fontanina risiedono in Sudamerica.
La necropoli di Chiavari fu scoperta sul finire degli anni cinquanta nel corso di alcuni scavi edili. A seguito del ritrovamento furono subito iniziati i necessari lavori per le rilevazioni archeologiche e gli storici datarono al VII secolo a.C. la necropoli pre-romana.
Nel territorio comunale è presente e preservato un sito di interesse comunitario per il particolare interesse naturalistico e geologico. Il sito – denominato pineta e lecceta di Chiavari – è collocato nella zona nord-occidentale del territorio, nei pressi del santuario delle Grazie, lungo la strada statale Via Aurelia, dove il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di un bosco misto costituito prevalentemente da pini e lecci.
Tra le storiche produzioni artigianali chiavaresi vi è la Sedia di Chiavari, creata nel 1807 dall’ebanista di Chiavari Giuseppe Gaetano Descalzi (detto “Campanino” poiché discendeva da una famiglia di campanari) che dietro l’invito dell’allora presidente della Società economica di Chiavari, il marchese Stefano Rivarola, rielaborò alcuni modelli di sedie francesi riconducibili allo stile Impero, semplificandone l’apparato decorativo e riducendo le sezioni degli elementi strutturali.
La sedia ebbe successo e in breve tempo nacquero moltissime manifatture a Chiavari e nei comuni limitrofi: alla morte di Gaetano Descalzi, avvenuta nel 1855, si contavano circa 600 operai impiegati nel settore. La chiavarina fu apprezzata da Carlo Alberto di Savoia, da Napoleone III e dallo scultore Antonio Canova.
La sua fortuna declinò per l’avvento delle austriache sedie Thonet, prodotte in serie, meno costose, e costituite di pochi elementi facilmente smontabili, e nella seconda metà del XX secolo, per la concorrenza della produzione industriale. Sopravvivono tuttavia alcune botteghe che producono ancora la sedia chiavarina con metodi e materiali tradizionali.
(fonte Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Chiavari)